Capitolo II
Quando tre anni fa ho adottato Blu non avrei mai immaginato quanto questa scelta mi avrebbe cambiato la vita, ma una cosa l’ho avuta chiara sin dal primo sguardo, sarebbero state emozioni, emozioni a non finire…
Allora sapevo ben poco della sua vita prima di me, le informazioni che avevo ricevuto, seppur sostanziali nei fatti accaduti, mi apparivano del tutto incomplete perché prive di quell’attenta analisi sull’individuo che sono solita fare e su come quegli eventi avessero plasmato il mio cane, fino a renderlo ciò di cui mi sono innamorata a prima vista.
Dopo un breve periodo di stasi, durante il quale ho preferito lasciargli tempo per abituarsi alla mia presenza, alla nostra casa, ai miei ritmi e ai nostri nuovi spazi condivisi ancora tutti da costruire, è arrivato il tempo dell’osservazione attenta, presente in realtà sin dal nostro primo istante ma tenuta a freno, perché volevo che lui avesse tutto il tempo necessario per osservarmi.
Volevo che lentamente metabolizzasse il mio modo di muovermi nello spazio, la mia interazione con lui e tutto ciò che faceva parte delle mie abitudini quotidiane, sentivo che quel cane disorientato ne aveva un disperato bisogno.
Volevo con tutta me stessa che capisse che con me non ci sarebbero stati mai più movimenti bruschi, comportamenti impulsivi, mai più botte e mani che si agitano perché la testa è sovraccarica di dolore e delusioni, mai più scatti improvvisi e voci troppo alte, mai giornate senza cibo, e una serie ancora lunga di “mai più” che aveva un unico senso : mai più da solo Blu, mai più!
Se aprivo una bottiglia di vino, lui mi guardava, faceva tre passi indietro e poi si girava per andar via a coda bassa, testa schiacciata e orecchie indietro, si chiudeva completamente, e lo ritrovavo a terra attaccato al portoncino d’ingresso, quasi fosse in attesa… si spostava solo per fare giri irrequieti nel salone e poi tornava a lasciarsi cadere lì, quasi senza più guardarmi.
La prima volta che mi ha visto aprire i miei barattoli di integratori e vitamine e poi prenderli con la solita razione d’acqua, si è seduto a distanza da me, mi ha fissato e ha iniziato a mugolare, dando chiari e persistenti segnali di disagio e disapprovazione.
Ero sovrappensiero e così mi ha tenacemente riportato alla realtà, costringendomi a pensare, a farmi domande dandomi il tempo di riflettere prima di rispondere.
Mi è bastato poco per comprendere, avevo aggiunto un altro tassello di conoscenza della storia, della sua storia.
Così, ho riposto i barattolini, e senza indugiare né usare mille parole inutili, mi sono spostata in salotto, invitandolo con estrema dolcezza e sicurezza a seguirmi, una sicurezza che ho faticato a mostrare perché nella testa mi rimbalzavano mille idee e possibilità, ma ho deciso di affidarmi all’istinto.
Mi sono seduta sul divano più grande e l’ho chiamato a venire su lasciandogli spazio, la perplessità iniziale ha lasciato posto alla curiosità, ed è bastato ripetergli la proposta per ritrovarmelo accanto, tra l’impacciato e il sorpreso, come a dire, “e ora… che facciamo qui?”
Quella sera abbiamo passato così un po’ del nostro tempo, tra carezze, serie TV e qualche biscotto da scovare tra i cuscini del divano, una vera missione per cercatori esperti, il tempo necessario affinchè potesse capire che in questa sua nuova vita nulla di brutto sarebbe accaduto, e che dopo una pasticca non esistono soltanto emozioni negative, c’è un’altra possibilità.
Quel posto sul divano è diventato il suo posto, e l’abitudine di un film insieme è diventata per noi un meraviglioso modo di rilassarci la sera lasciando il mondo fuori per un po’, e il passato sempre più lontano!
Un passato che alle volte tornava prepotentemente a bussare alla nostra porta……..